Analizzando i media nelle ultime due settimane, liberalizzazione è
certamente una delle parole più ricorrenti. Il governo Monti sin dal suo
insediamento ha dichiarato di voler rendere "liberi" molti mercati fino
ad oggi "blindati" e sta lavorando in questa direzione. Trasformare
l'Italia fatta di caste e corporazioni in un mercato simile ai più
evoluti contesti europei è però una missione ardua. Le resistenze al
cambiamento sono enormi: la paura di perdere gli storici privilegi
impera. A questo timore corrisponde anche un'implicita (e mai manifesta)
percezione dell'incapacità di competere in un libero mercato.
Ieri la free press riportava un articolo sull'attacco degli ordini professionali (medici, ingegneri e avvocati) a Groupon, accusato di svilire il mercato, proponendo
prezzi "fuori mercato". C'è chi ha invitato al boicottaggio del sito, c'è chi ha richiamato i propri iscritti, c'è chi ha aperto un'istruttoria. I professionisti lamentano la proposizione di
tariffe vantaggiose che mutano aspettative e percezioni dei clienti
attuali e potenziali. I gruppi di acquisto hanno evidentemente alterato
le dinamiche di molti settori, ma sicuramente in una prospettiva
positiva per il consumatore.
Il momento non è certo il più propizio per sferrare un attacco di
questo tipo. E' la dimostrazione che è tempo di liberalizzare senza
ulteriori attese. Tutti dicono che la liberalizzazione favorisce i più
forti. In realtà avvantaggia i più bravi, coloro che sono in grado allo
stesso tempo di offrire valore aggiunto e convenienza. Si cavalca il "cavallo dei costi/prezzi" perchè in realtà non si offre (non si è in grado di offrire) un valore differenziante ai propri clienti. La liberalizzazione genererà efficienza ed evoluzione dei mercati: è un processo di selezione naturale.
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