Milano - Ore 19.30 di un giorno feriale nel punto vendita Billa di Via
Torino: è in scena la distruzione della fiducia nell'insegna. I
percorsi tra gli scaffali non presentano criticità straordinarie:
permane una store atmosphere non esperienziale in cui la cura per il
dettaglio non costituisce una priorità. Dal reparto ortofrutta alla
pescheria non si può certo dire che la shopping experience dei clienti
sia memorabile. In un contesto di questo tipo l'acquisto diviene un atto
routinario a basso coinvolgimento emotivo per gli shopper: spesso fonte
di stress.
Lo stress aumenta in maniera vertiginosa nel momento in cui ci si
avvicina alle casse. In un orario di punta le casse aperte sono solo
quattro. Le altre sono chiuse (e in due di queste vi sono le operatrici a
contare il denaro, noncuranti del caos presente nel punto vendita). Le
code sono disordinate, non vi sono criteri chiari di attesa. Si può
accedere da più punti. Uno scenario assurdo, favorito dalla lentezza
delle cassiere, spesso poco cortesi e poco attente al cliente.
Il cliente vive questi momenti come time-wasting: una perdita di tempo
assoluta che accresce l'irritazione e la voglia di "scappare". Il punto vendita Billa di Via Torino dovrebbe rappresentare un
benchmark: il supermercato in pieno centro a Milano. In realtà
costituisce un esempio solo per i suoi prezzi (alti) assolutamente
ingiustificati dal livello di servizio erogato. In questo modo si
distrugge fiducia e, conseguentemente, non si genera loyalty.
Una shopping experience da dimenticare altro che loyalty! L'unico comportamento spontaneo poteva essere quello di non finalizzare l'acquisto rinunciando anche a beni di prima necessità.
RispondiEliminaè quello che succede esattamente a Roma in Corso Trieste. Forse ancora non hanno capito l'importanza dei PVD. Una cosa è certa stanno puntando molto sulle private label, con strategie di pricing che vanno dal first al premium price.
RispondiElimina-.-'