Le compagnie telefoniche ci hanno abituato negli ultimi anni a battage
pubblicitari esilaranti ed entusiasmanti nell'ottica della serialità.
L'utilizzo del testimonial è esasperato e spesso la loro figura offusca l'offerta commerciale, a vantaggio del "solo" brand. La
campagna pubblicitaria crea così brand engagement orientato alla
loyalty.
Luca e Paolo e Totti&Co. per Vodafone, Panariello e Aldo,
Giovanni e Giacomo per Wind, Fiorello per Infostrada, George Clooney e
Valentino Rossi per Fastweb, Raul Bova e Teresa Mannino per 3: tutti
puntano sul testimonial in una chiave comica. TIM in questo momento
soffre su questo fronte. Dopo gli impattanti spot interpretati da
Belen Rodriguez e Christian De Sica, il tono comico della comunicazione
sembra essersi affievolito. Il mix di personaggi non funziona: Neri
Marcorè, Marco Mazzocca e Bianca Balti non si integrano in una storia
di base (quella di Colombo) debole nella struttura.
I personaggi maschili presentano potenzialità enormi dal punto di vista
umoristico, ma oggi sono "spiazzati" da copioni assolutamente inconsistenti.
L'unico momento di risveglio in questo nuovo corso della comunicazione
TIM è collegato al coinvolgimento di Raffaella Carrà, confermando
l'inadeguatezza di Bianca Balti in ruolo comico: bellezza da calendario,
non interprete. Se si vuole salvare il poco che si è seminato con
questa serie, punterei sul binomio Carrà-Marcorè. In alternativa va
ripensato il concept di comunicazione.
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