In stracarichi tranvai
accalcandoci insieme,
dimenandoci insieme,
insieme barcolliamo. Uguali ci rende
una uguale stanchezza.
Di quando in quando c'inghiotte il metrò,
poi dalla bocca fumosa ci risputa il metrò.
Per incerte strade, tra vortici bianchi
camminiamo, uomini accanto a uomini
I nostri fiati si mescolano fra loro,
si scambiano e si confondono le orme.
Dalle tasche tiriamo fuori il tabacco,
mugoliamo qualche canzonetta di moda
Urtandoci coi gomiti,
diciamo scusa o non diciamo niente.
La neve sbatte contro le facce tranquille
Avare, sorde parole ci scambiamo.
E proprio noi, tutti noi, ecco qui,
tutti insieme, siamo
quello che all'estero chiamano Mosca!
Noi che qui ce ne andiamo con le nostre borse;
sottobraccio, coi nostri pacchetti e fagottelli,
siamo coloro che nei cieli scagliano astronavi
e sbigottiscono i cuori ed i cervelli.
Ognuno per conto suo, attraverso
le nostre Sadowye, lebjazie, Trubnye
secondo un proprio itinerario
senza conoscerci l'un l'altro
noi, sfiorandoci l'un l'altro,
andiamo...
accalcandoci insieme,
dimenandoci insieme,
insieme barcolliamo. Uguali ci rende
una uguale stanchezza.
Di quando in quando c'inghiotte il metrò,
poi dalla bocca fumosa ci risputa il metrò.
Per incerte strade, tra vortici bianchi
camminiamo, uomini accanto a uomini
I nostri fiati si mescolano fra loro,
si scambiano e si confondono le orme.
Dalle tasche tiriamo fuori il tabacco,
mugoliamo qualche canzonetta di moda
Urtandoci coi gomiti,
diciamo scusa o non diciamo niente.
La neve sbatte contro le facce tranquille
Avare, sorde parole ci scambiamo.
E proprio noi, tutti noi, ecco qui,
tutti insieme, siamo
quello che all'estero chiamano Mosca!
Noi che qui ce ne andiamo con le nostre borse;
sottobraccio, coi nostri pacchetti e fagottelli,
siamo coloro che nei cieli scagliano astronavi
e sbigottiscono i cuori ed i cervelli.
Ognuno per conto suo, attraverso
le nostre Sadowye, lebjazie, Trubnye
secondo un proprio itinerario
senza conoscerci l'un l'altro
noi, sfiorandoci l'un l'altro,
andiamo...
Il contesto era diverso: i treni stacolmi della Russia dello stalinismo contrapposti ai tram della metropoli
milanese del 2011 che ogni giorno consentono ai tanti pendolari urbani di
raggiungere il posto di lavoro, semmai precario, ma non forzato.
Cambia lo scenario, ma le sensazioni dei viaggiatori non cambiano:
persone su persone accalcate in una carrozza; minuti trascorsi nella
continua invasione della propria sfera personale; l'impulso a scendere
da quel mezzo. Il costo del biglietto aumenta ma la sensazione del carro
bestiami nelle ore di punta non cambia. Il rapporto qualità/prezzo per
l'utente finale è peggiorato.
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