Quando nel 2008 Coop ha lanciato la propria “Aspirina”, il mondo delle farmacie ha alzato un coro di disapprovazione, paura e timore nei confronti nontanto del prodotto, quanto dello sviluppo di un nuovo canale per i farmaci. Coop è stata dipinta come una minaccia concreta che in breve tempo avrebbe eroso le quote del canale tradizionale.
In realtà il lancio dell’acido acetilsalicilico e acido ascorbico a marchio Coop costituiva un momento di evoluzione per l’intero sistema distributivo italiano: una trasformazione che molti paesi europei avevano già vissuto molti anni prima. Con il privilegio di chi osserva un fenomeno a distanza di anni, si può sottolineare come i corner della GDO non abbiano affatto annullato le farmacie che hanno ben altri pensieri al momento.
Al di là dell’impatto del singolo prodotto (e di tutto ciò che questo rappresenta) sul mercato è impressionante osservare chi ci sia alle spalle della referenza. Come spesso accade nel panorama del private labeling, il retailer appone il proprio brand su beni prodotti da terzi. E chi produceva l’acido acetilsalicilico e acido ascorbico Coop? E-pharma, società del gruppo Unifarm, uno dei principali distributori intermedi del farmaco in Italia. Tutto “normale”, eccetto la base societaria di Unifarm: farmacisti titolari di Terntino Alto-Adige e Veneto. Una società di farmacisti produceva la “Aspirina Coop” ed i titolari stessi demonizzavano questo prodotto e ciò che simboleggiava: contraddizioni di un mercato in evoluzione.
Spero non resti un caso isolato perché Coop e Unifarm per la prima volta hanno superato gli ostacoli dei pregiudizi reciproci in una filiera ancora da ottimizzare, dimostrando che si può cooperare a monte, competendo a valle.
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